Le voci di Bobby McFerrin: magia o prestigio? Analisi acustiche e ipotesi psicologiche

Quando si ascolta cantare Bobby McFerrin, è difficile non rimanerne rapiti ed affascinati. Le sue doti tecniche e potenzialità espressive lo collocano senza dubbio tra i più virtuosi artisti del panorama musicale moderno. La sua ampia discografia comprende produzioni di voce e strumenti (come nelle celebri collaborazioni con Yo-Yo Ma e Chick Corea), di voice overdubbing (si pensi al celebre “Don’t worry be happy”), di Circlesongs, di voce e orchestra e di voce solista a cappella. Una cosa è certa: il comune denominatore della produzione artistica di Bobby McFerrin è la voce nelle sue innumerevoli sfaccettature. L’attività di vocal solo è probabilmente quella che mette maggiormente in evidenza le più intriganti versatilità canore dell’artista: con il solo strumento vocale egli è in grado di cantare le parti del basso, dell’accompagnamento, le linee melodiche e la ritmica, lasciando all’ascoltatore l’impressione di un’esecuzione organica e quasi polifonica.
È il fascino nei confronti di questa voce unica che mi ha spinto a condurre una ricerca acustica, per cercare di svelare qualche segreto della magia con cui Bobby McFerrin incanta i suoi uditori. Nello specifico, sono state prese in considerazione ed analizzate le qualità vocali impiegate da Bobby McFerrin nelle performances di solo vocale selezionando 20 brani musicali di voce solista a cappella estratti dagli album The voice, Spontaneous inventions e Bobby McFerrin, dai quali sono stati campionati ed indagati – previa normalizzazione – i frammenti vocali più significativi. Per ogni qualità vocale sono state compiute indagini acustiche tramite l’elaborazione di spettrogrammi, spettri di potenza e long term average spectrum (LTAS) con i softwares PRAAT (vers 5.3.57) e Voiceprint plus (vers. 6.0.3). La valutazione percettiva è stata condotta descrivendo la modalità di emissione vocale in termini di meccanismo laringeo (secondo la definizione di Rubeau et al.) e qualità vocale (secondo le definizioni dell’Estill Voice Training System).
Le voci di Bobby McFerrin
Una qualità con cui Bobby McFerrin si esprime spesso nel tema dei brani, nello scatting e nelle linee di basso, è quella dello speech. Questa modalità di emissione è essenzialmente neutra, si realizza nel meccanismo laringeo M1, senza grandi enfatizzazioni armoniche. Nell’analisi spettrografica e nel LTAS si osserva infatti uno spettro senza specifiche aree di rinforzo energetico, suggestivo di un’emissione senza atteggiamenti di particolare esaltazione frequenziale da parte del vocal tract (Fig. 1-3).
 
Figura 1. LTAS, speech.
Figura 2. Spettrogramma, speech.
Figura 3. Spettro di potenza, speech.
 
Il falsetto è un’altra qualità vocale molto usata da Bobby McFerrin, soprattutto nei temi cantati, nello scatting e negli arpeggi di accompagnamento, caratterizzata dal tipico timbro flautato ottenuto con meccanismo laringeo M2. Spesso il falsetto di Bobby McFerrin prevede una fuga d’aria glottica, che conferisce al suono una qualità percettiva “soffiata”.  L’aspetto spettrografico è tipico: il suono è povero di armonici, con rumore inter-armonico dovuto all’aria (Fig. 4).
 
Figura 4. Spettrogramma e spettro di potenza, falsetto.
 
 
La qualità operistica viene impiegata molto più raramente nella produzione vocale di Bobby McFerrin, perlopiù con intento comico. Tuttavia la padronanza della tecnica consente all’artista di ottenere un suono operistico, per quanto caricaturale, percettivamente riconoscibile come tale. Dalle indagini acustiche si può infatti rilevare la presenza della caratteristica formante del cantante lirico nella finestra frequenziale compresa tra i 2000-3000 Hz (Fig. 5-7). 
 
Figura 5. LTAS, qualità operistica.
Figura 6. Spettrogramma, qualità operistica.
Figura 7. Spettro di potenza, qualità operistica.
 
Spontaneous Inventions. 
Per un esempio di qualità operistica caricaturale si veda il min. 24.30

 

 Il twang propriamente detto (che siamo abituati ad ascoltare nei cantanti folk) è – analogamente alla precedente – una qualità raramente usata da Bobby McFerrin, sebbene in alcuni brani sia reperibile con caratteristiche percettive tipiche (per esempio nell’intro di My own Walkman). In questa qualità la voce assume le classiche caratteristiche di brillantezza, nasalità e si arricchisce del ben noto “squillo”. Dal punto di vista acustico, anche nel twang osserviamo il rinforzo armonico della formante di canto, con energia acustica accumulantesi più precisamente nell’ambito frequenziale compreso tra i 3000-4000Hz (Fig 8, 9).
 
Figura 8. LTAS, twang.
 
Figura 9. Spettrogramma e spettro di potenza, twang.
I’m my own walkman:
Molto usata da Bobby Mcferrin nel canto a cappella è una qualità percettivamente somigliante al twang ma con caratteristiche acustiche distintive, che potremmo definire trumpet like per via della singolare vicinanza con il suono di una tromba con sordina. Essa infatti presenta un inconfondibile timbro estremamente brillante, pulito e metallico e viene usata perlopiù con scopi strumentali e di accompagnamento (si pensi al riff di fiati che si alterna al cantato in I feel good), per piccoli assoli (come si può ascoltare in Thinking about your body) o a scopo di fraseggio comico (per esempio negli spassosi live sul Mago di Oz). Ciò che colpisce di questa qualità è come, dal punto di vista fisico-acustico, risulti molto lontana dalle altre modalità di emissione. Spettrograficamente si nota infatti la presenza di armonici ricchi di energia, determinanti un profilo dello spettro di potenza molto caratteristico, con picchi perlopiù isoenergetici in successione, che molto si discostano dal tipico aspetto dello slope spettrale dell’emissione vocale (Fig. 10).
 
Figura 10. Spettrogramma e spettro di potenza,  qualità trumpet-like.
 
Se si prova a paragonare il LTAS delle varie qualità vocali, ci si rende conto la qualità trumpet è di fatto molto lontana dalle altre fino ad ora analizzate (Fig. 11). Questo aspetto si evince in particolare elaborando le linee di tendenza dei vari profili spettrali (Fig. 12) .

Figura 11. LTAS delle qualità a confronto.

Linea continua: trumpet; linea punteggiata: falsetto; 
linea tratteggiata: qualità speech; 
linea tratteggiata/punteggiata: qualità opera.

Figura 12. LTAS delle qualità a confronto con linee di tendenza relative.

Si osserva che la pendenza della qualità “trumpet” è decisamente inferiore rispetto alle altre.
 
Se invece proviamo a paragonare il suono della qualità trumpet con quello di una vera tromba con sordina, ci rendiamo conto che tra essi esiste una grandissima somiglianza. Infatti lo spettro acustico del suono di tromba ha caratteristiche del tutto simili a quelle della suddetta qualità, con armonici ricchi di energia e spettro di potenza con picchi isoenergetici in successione (Fig. 13).
 
Figura 13. Spettrogramma e spettro di potenza di tromba con sordina mute.
Anche il LTAS conferma la singolare somiglianza tra la qualità vocale analizzata e il timbro di una tromba con sordina (Fig. 14), evidenziando le grandi potenzialità imitativo-distorsive della voce di Bobby McFerrin.
 
Figura 14. LTAS della qualità trumpet-like (linea continua)
e di tromba con sordina (linea tratteggiata) a confronto.
 
BobbyMcFerrin with Wayne Shorter – Spontaneous Inventions
Wizard of Oz



Prescindendo dalle incredibili qualità vocali, un’altra componente artistica fondamentale nelle performances a cappella d Bobby McFerrin è rappresentata dalla ritmica, da lui ottenuta con tecniche di body percussion e –  sebbene più raramente –  di beatboxing. In quasi tutti i brani di solo vocale una mano si muove sul petto dell’artista scandendo il tempo, con una modalità di percussione che permette di ottenere con il pollice e il carpo un suono grave e timpanico (somigliante a quello di una grancassa), con le dita e il palmo un suono più acuto e ottuso (che ricorda quello di un rullante) alternati in sequenze ritmiche variabili. Oltre alla componente ritmica, anche l’effettistica non manca nella produzione vocale di Bobby McFerrin: si pensi alla capacità di riprodurre un battito d’ali d’uccello in Blackbird, alla capacità di simulare un delay (non di rado impiegato nei finali dei brani musicali) ed alla capacità di emettere suoni polifonici e di simulare il motore di un’auto, come accade in Drive.

Drive
 Blackbird



 
Magia o Illusione?
Quelli descritti finora sono gli “ingredienti” della produzione vocale di Bobby McFerrin, che vengono poi combinati magistralmente nel prodotto finito della performance.
L’artista, nel suo tipico brano a cappella, è in grado di impiegare le descritte modalità di emissione (nella grande maggioranza dei casi le qualità speechtrumpet e falsetto) con cambiamenti repentini, incastrando strategicamente le linee di basso, i suoni d’accompagnamento e le linee melodiche. Il tutto viene scandito dal ritmo della body percussion e da fiati strategici, che non di rado sfruttano il flusso inspiratorio per produrre suoni in modalità vibratoria retrograda. Quando ascoltiamo un brano di Bobby McFerrin, il nostro cervello è quindi letteralmente investito da una serie di informazioni ritmico-musicali sequenziali che vengono poi “assemblate” nel prodotto finito. Non di rado chi ascolta per la prima volta Bobby McFerrin in una performance a cappella stenta a credere che il prodotto vocale sia il risultato dell’attività di un singolo cantante, per via della complessità e della quasi-polifonia raggiunta.
Questo fenomeno può forse trovare spiegazione nelle leggi della percezione della Gestalt. La percezione si può intendere come il processo mediante il quale traiamo informazioni sul mondo nel quale viviamo; essa si realizza in maniera selettiva, costruttiva e interpretativa. La nostra mente, in base a determinate leggi, seleziona tra le sensazioni quelle che – in una data situazione – sono per noi importanti, organizzandole in un insieme ordinato e comprensibile. Pertanto c’è differenza tra ciò che percepiamo e ciò che la nostra mente ricava dalle percezioni. La percezione non è un processo casuale o passivo, ma implica attività organizzativa da parte del sistema nervoso centrale dell’osservatore. Alcune delle leggi della percezione possono in effetti spiegare “l’illusione” creata dalla voce di Bobby McFerrin.
Il primo principio è quello della chiusura, basato sul fatto che il nostro cervello tende a completare le figure o i suoni per dare ad essi un contorno semplice e completo. Perciò quando una figura, oppure una melodia, presenta un aspetto di incompletezza o un contorno non sufficientemente rifinito, il cervello tende a regolarizzare, a completare le parti che considera mancanti. Ecco perché quando osserviamo il triangolo di Kanizsa (Fig. 15) abbiamo l’illusione di vedere due triangoli che si intersecano. Allo stesso modo quando ascoltiamo Bobby McFerrin, sebbene l’artista fornisca al nostro cervello esclusivamente degli “spunti sonori” (non potendo evidentemente cantare contemporaneamente basso, armonizzazione e melodia), la nostra mente si occupa di inserire le “tessere mancanti” ricostruendo un mosaico musicale completo. Di fatto Bobby McFerrin consegna all’orecchio dell’ascoltatore un triangolo di Kanizsa “sonoro”.
 
Figura 15. Triangolo di Kanizsa
 
 
Un altro principio è quello della buona continuazione (detto anche del moto destino comune), secondo il quale è più facile percepire una continuazione regolare (di un movimento, di una sequenza di elementi, di un comportamento) che un brusco cambiamento di andamento. Ecco perché il nostro cervello preferisce dare una continuità orizzontale ai suoni delle esecuzioni di Bobby McFerrin, piuttosto che percepire in modo verticale i bruschi cambiamenti timbrici e frequenziali, seguendo così su “binari paralleli” la linea di basso, la melodia, l’accompagnamento e la ritmica.
Un terzo principio è quello della similarità (o somiglianza), che ci porta a raggruppare più facilmente gli elementi che presentano delle caratteristiche simili, percependoli come appartenenti alla stessa configurazione. Questo spiega come mai, nonostante i bruschi continui passaggi da una modalità di emissione all’altra, il nostro cervello tenda a raggruppare e a percepire come appartenenti allo stesso insieme coerente i suoni con caratteristiche timbriche simili (basso, linea melodica, armonizzazioni, ritmica).
 
Figura 16. Spettrogramma della strofa del brano a cappella I feel good, con andamento di F0 (tracciato azzurro).
Nei riquadri vengono messi in evidenza la linea di basso (riquadro blu), l’accompagnamento (rosso) e il tema (giallo)

I feel good: 

I descritti principi neurofisiologici fanno sì che il risultato finale assemblato dal nostro cervello sia un prodotto che, nonostante la grande complessità, viene percepito come organico ed omogeneo, in altre parole, piacevole.
 
Conclusioni
Si può affermare che Bobby McFerrin sia certamente un “mago” della tecnica per la maestria con cui padroneggia le qualità vocali e la ritmica, ma anche un formidabile illusionista in grado di fornire le pennellate strategiche di un quadro musicale che viene completato dal cervello dell’ascoltatore. In altre parole, l’artista genera un mosaico sonoro che rende lo spettatore parte attiva nella performance in qualità di “assemblatore” degli input ricevuti.  E’ ragionevole pensare che Bobby McFerrin non sia affatto autore inconsapevole del fenomeno del quale è responsabile: egli infatti, in occasione dei suoi concerti, non di rado ringrazia l’audience in quanto parte attiva nella creazione di brani musicali che non sono un prodotto finito consegnato all’orecchio dell’uditore, ma una “bozza” che prende – di volta in volta – sua completa realizzazione nella mente di chi l’ascolta.


Un esempio di quanto Bobby McFerrin sia consapevole delle potenzialità “neuro-musicali” del suo pubblico è contenuto in questo video: “Bobby McFerrin demonstrates the power of the pentatonic scale”.
 
Fonti bibliografiche
  • Estill J. (1995). VOICECRAFT: A User’s Guide to Voice Quality. Volume two: some basic voice qualities. Santa Rosa, California: Estill Voice Training System.
  • Estill J. (1997). Primer of Compulsory Figures, Level two: Six Basic Voice Qualities. Santa Rosa, California: Estill Voice Training System.
  • McFerrin, B. (1984). The Voice. [CD]. Elektra/Musician
  • McFerrin, B. (1986). Spontaneous inventions. [CD].  Blue Note Records.
  • Palmer, S. (1999). Vision Science. Photons to Phenomenology. Cambridge, MA: MIT Press.
  • Roubeau BHenrich N & Castellengo M. (2009). Laryngeal vibratory mechanisms: the notion of vocal register revisited. Journal of Voice. 23(4), 425-38.
  • Todorović D & Metzger W. (2007). Laws of Seeing. Gestalt Theory. 28, 176-180.
  • Yanagisawa E, Estill J, Kmucha S.T, Leder S.B. The Contribution of Aryepiglottic Constriction to “Ringing” Voice Quality A Videolaryngoscopic Study with Acoustic Analysis.  Journal of Voice. 1989 Dec; 3 (4): 342-50.
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